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(02/07/2024 • 12:43)

(02/07/2024 • 12:40)

Giacomo Bozzoli, chi è il 39enne di Brescia condannato all'ergastolo per l'omicidio dello zio | Per lui mandato di arresto internazionale 

Le ricerche Le ricerche sono partite immediatamente, dopo che i militari non lo hanno trovato e sono tutt'ora in corso. Nei 9 anni trascorsi dall'omicidio, Giacomo Bozzoli è sempre rimasto in libertà.

 

Il delitto Il delitto avvenne l'8 ottobre 2015, quando l'imprenditore Mario Bozzoli scomparve nel nulla dal comune di Marcheno dove si trova la fonderia di famiglia. La vittima telefonò alla moglie intorno alle 19,15 e pochi minuti dopo si verificò una fumata anomala nel forno grande della fonderia. Quindi più nulla.

 

"Odiava lo zio" Per i giudici d'appello, Giacomo Bozzoli nutriva "odio ostinato e incontenibile" nei confronti dello zio Mario - titolare della fonderia al 50% con il padre di Giacomo, Aldo -, e riteneva la vittima "colpevole sia di lucrare dalla società dei proventi sia di intralciare i suoi progetti imprenditoriali". Sospetti, quelli di Giacomo Bozzoli, che l'uomo avrebbe riferito a conoscenti e alla ex fidanzata a cui avrebbe anche raccontato di un piano per ucciderlo.

 

La vicenda dell'operaio morto in circostanze da chiarire Nella vicenda si inserisce poi la storia di Giuseppe Ghirardini, uno degli operai della fonderia che era stato sentito dagli inquirenti essendo stato fra le ultime persone a vedere Mario Bozzoli in vita. Ghirardini venne trovato morto in circostanze mai chiarite. L'uomo, sui social, aveva scritto poche ore prima di sparire: "Guardati bene le spalle sempre. Pugnalate arrivano da chi meno te lo aspetti".

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(02/07/2024 • 11:34)

(02/07/2024 • 11:15)

Chi è Simone Cicalone, lo youtuber ex pugile che filma i borseggiatori in metro 

 

Chi è Simone Cicalone Informatico e sportivo, Cicalone è diventato un fenomeno social insieme ai suoi compagni d'avventura Mattia Faraoni ed Evelina, quest'ultima videomaker del gruppo. Nei loro video riprendono le aggressioni, in particolare nelle metropolitane, e alcune volte le loro riprese avrebbero permesso di identificare e assicurare alla giustizia alcuni borseggiatori. Fanatico della legalità, il Corriere della Sera riporta che lo youtuber avrebbe anche pubblicato biografie della banda della Magliana e sognerebbe di interpretare un film stile poliziesco anni Ottanta. 

 

L'aggressione sulla metro di Roma A fine giugno Simone Cicalone ha denunciato essere stato aggredito alla fermata della stazione Spagna insieme alla troupe che solitamente lo segue. Tutto è cominciato quando Cicalone ha radunato alcuni testimoni sul marciapiede rialzato della metropolitana, in direzione Lepanto, per registrare un'intervista. Una decina di persone, uomini e donne, si sarebbero avvicinati con tono minaccioso per poi passare alle mani. A subire il pestaggio più violento è stata la videomaker Evelina. "C'è stato un casino - ha raccontato in un video su Instagram Cicalone - hanno rotto la telecamera, hanno colpito Evelina che è sbattuta contro il muro, è stata picchiata da uomini e donne. Poi è intervenuta la Polfer che li ha fermati. Uno aveva il divieto di dimora a Roma, ma stava qui". Lo youtuber è finito in ospedale, ma qualcuno ha criticato il fatto che anche lo stesso Cicalone abbia usato la violenza per difendersi. 

 

La Repubblica l'uomo ha raccontato: "Dicono che siamo picchiatori, fascisti e squadristi. Ma non è così. La gente è esasperata dai borseggiatori. Ho migliaia di richieste di persone che chiedono di venire in metro con me. Potrei fare un esercito, ma non è questo il nostro lavoro. Non facciamo le ronde. Io documento quello che succede e lo mostro a milioni di follower". Poi ha spiegato: "Eravamo in metro per mostrare la situazione alla deputata 5Stelle Marianna Ricciardi. Ho detto alla mia videomaker Evelina di accendere la telecamera per riprendere un ragazzo che si schiaffeggiava da solo. E lui l'ha aggredita e ha rotto la camera. A quel punto lo abbiamo bloccato in attesa della polizia. Ho fatto la classica presa che fanno le forze dell'ordine, la Mata leao".

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(02/07/2024 • 09:14)

Molestie sul lavoro, l'Istat: 8 vittime su 10 sono donne 

Come ha inciso il fenomeno del #metoo Si stima che negli ultimi tre anni precedenti la rilevazione le donne tra i 15 e i 70 anni sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un impiego, per mantenerlo o per una promozione siano state circa 65mila, pari allo 0,5% (rispetto all'1,1% della precedente rilevazione). La percentuale è più alta fra le più giovani (2,9% in età 15-24 anni) e l'1,1% (tra le 25-34enni). A incidere sulla riduzione del fenomeno, si legge nel rapporto, "l'ampio impatto delle azioni di denuncia come la campagna .meetoo e la disponibilità di un sistema di protezione legislativo e istituzionale delle vittime". Va considerato, inoltre, che il periodo analizzato corrisponde agli anni 2020-2023 e include, dunque, la pandemia e il conseguente lockdown in cui le occasioni di lavoro in presenza si sono fortemente ridotte.

 

I casi tra gli uomini e le denunce Gli uomini vengono importunati, invece, nel 26,4% dei casi da colleghe e nel 20,6% da colleghi. Le denunce arrivano di rado: solo il 2,3% delle donne ha contattato le forze dell'ordine e il 2,1% altre istituzioni ufficiali. Nell'8% dei casi si sono rivolte a consulenti, nel 14.9% direttamente al datore di lavoro o al loro superiore oppure si confidano con i colleghi di lavoro (16,3%).

 

Che tipo di molestie subiscono le donne Allargando lo sguardo alle situazioni extralavorative le donne che hanno subito molestie sono un milione 311mila (il 6,4%), di queste 743mila soltanto negli ultimi 12 mesi. Le più diffuse sono le proposte indecenti di natura sessuale e i commenti offensivi sul proprio corpo. Con lo sviluppo dei social e delle tecnologie - viene evidenziato - il rischio si è esteso alla dimensione virtuale. I social (WhatsApp, Messenger e altri) sono canali dove si possono ricevere proposte inappropriate, foto o video a contenuto sessuale, o dove possono essere diffusi o pubblicati foto e video a sfondo sessuale senza consenso. Nel periodo analizzato dall'indagine il 3,1% delle donne ha subito almeno una molestia "dal vivo", l'1,7% tramite messaggi da una singola persona e l'1,9% attraverso piattaforme social in cui la vittima è di fronte a un pubblico indefinito.

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(02/07/2024 • 08:11)

Morta in ascensore, dalle porte aperte alla chiamata del padre: tutti i dubbi 

 

I punti da chiarire sulla morte della 25enne Resta da chiarire perché Clelia stesse riscendendo con solo il telefono in mano. Se c'era qualcuno ad aspettarla, come mai non vedendola arrivare non ha avvisato nessuno o allertato i soccorsi?  Secondo quanto riferito dal padre, poco dopo mezzanotte la 25enne sarebbe salita al quarto piano nell'appartamento dove viveva rientrando in casa per lasciare la borsa e altri effetti personali. Poi avrebbe deciso di scendere nuovamente per salutare degli amici o per recuperare qualche oggetto che aveva dimenticato. E sarebbe stato in questo frangente, quando voleva tornare al piano terra pensando di poter utilizzare l'ascensore, che è caduta nel vuoto perché la cabina non sarebbe risalita. Altro dettaglio da analizzare è perché la cabina è scesa al primo piano pur essendoci la porta semiaperta al quarto. Un'inquilina del condominio avrebbe indirettamente confermato che l'ascensore fosse fuori uso quando, alle tre di notte, ha provato a chiamarlo, ma era occupato. In ogni caso, a scoprire cosa fosse successo a Clelia è stato il padre Giuseppe. Alle 6, non vedendola in casa, le ha telefonato e ha sentito squillare il cellulare della figlia proprio nel vano dell'ascensore.

 

"Non era mai successo che l'ascensore si bloccasse in quella maniera – ha detto – quando ho sentito squillare il telefono di Clelia ho capito subito che era successo qualcosa e abbiamo lanciato l'allarme". L'ascensore è stato sequestrato e la Procura ha aperto un fascicolo per individuare eventuali responsabilità. I titolari della ditta incaricata della manutenzione degli ascensori delle palazzine Arca hanno confermato che i controlli erano stati effettuati da un paio di mesi e nessuna anomalia era stata riscontrata nel funzionamento. Per recuperare il corpo di Clelia Ditano i vigili del fuoco hanno lavorato per oltre tre ore.

 

I sogni di Clelia e il cordoglio degli amici Clelia viveva con i genitori nella palazzina alla periferia di Fasano. La 25enne è descritta da tutti come una ragazza sempre sorridente, piena di vita, che da tempo aveva iniziato a lavorare in alcuni B&b della zona. "Era una ragazza solare e gioiosa. Voleva rendersi autonoma mia figlia e per questo - ha raccontato il padre - stava lavorando in queste strutture. Anche stamattina aveva un appuntamento di lavoro. Tanti erano i suoi sogni, tra cui la patente e forse anche sposarsi. Ora è svanito tutto". "Lavorava per sentirsi indipendente. Era un punto di riferimento costante per la sua famiglia. Siamo tutti sconvolti" ha raccontato tra le lacrime un'amica.

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(02/07/2024 • 07:43)

Omicidio Bozzoli, la Cassazione conferma l'ergastolo ma il nipote-killer è irreperibile 

 

A poche ore dalla pronuncia della Cassazione che ha confermato l'ergastolo nei confronti del 40enne bresciano ritenuto l'omicida dello zio Mario, Giacomo Bozzoli risulta irreperibile. Le sue responsabilità nell'omicidio erano state accertate dalla corte d'assise di Brescia e poi confermate dalla corte d'assise d'appello. Ora anche dalla Cassazione.

 

 

Gli uffici della Procura di Brescia hanno ricevuto l'estratto della sentenza della Cassazione, atto fondamentale per poter emettere l'ordine di carcerazione. Secondo i giudici della suprema corte l'imprenditore Mario Bozzoli fu gettato nel forno della fonderia di famiglia, che gestiva con il fratello e con i nipoti a Marcheno (Brescia), la sera dell'8 ottobre 2015.

Giacomo Bozzoli che in questi nove anni è sempre rimasto in libertà. Non ha seguito l'udienza a Roma dove invece era presente il padre Adelio, il quale aveva riferito che il figlio, da lui ritenuto innocente, era in attesa nella sua abitazione sul lago di Garda. Da capire adesso se il 40enne deciderà di costituirsi, dal momento che i carabinieri che si sono presentati nella sua abitazione per condurlo in carcere, non hanno trovato nessuno.

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(01/07/2024 • 20:43)

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(01/07/2024 • 17:21)

(01/07/2024 • 17:21)

Benevento, a 93 anni realizza il sogno di una vita: prendere la licenza media 

Una vita con il sogno nel cassetto della licenza media Marianna Pace, originaria di Canosa di Puglia, si trasferì a Benevento nel 1950, dopo essersi sposato. Suo padre, accortosi ben presto dello spirito fervido e curioso della figlia che riportava risultati brillanti in tutte le materie scolastiche, le aveva promesso di farle proseguire gli studi, ma la guerra e alcune spiacevoli vicissitudini familiari sconvolsero i piani costringendola a fermarsi alla quinta elementare.

 

Negli anni la 93enne ha comunque conseguito il diploma di taglio e cucito e poi, quando è' diventata madre, ha seguito l'andamento scolastico dei figli con passione e in maniera zelante, con quella marcia e motivazione tipiche di chi nasce con un'insaziabile sete di apprendimento e, consapevole del potere della conoscenza, ha cura nel disciplinare i propri cari.

 

 

"La signora Marianna - ha commentato la dirigente scolastica del Cpia di Benevento Antonella Gramazio - rappresenta un prezioso punto di riferimento e una stimolante fonte di ispirazione per docenti e studenti, oltre che una figura di fascino, simpatia e raffinatezza con il suo distintivo modo di relazionarsi, esprimersi e sorridere".

 

Prossimo obiettivo? Il diploma di scuola superiore Marianna non ha intenzione di fermarsi qui: tutto il personale del Cpia di Benevento la aspetta a settembre per un ulteriore percorso formativo (secondo periodo didattico) perché anche per il diploma di scuola superiore non è mai troppo tardi.

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(01/07/2024 • 17:03)

Ultimo aggiornamento: 02/07/2024 &b000000TuesdayTuesday; 13:01