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L'Italia che dimentica le vittime innocenti della strada - il 16/11/2007 • 23:20 da VittorioRI

Salve a tutti, mi chiamo Vittorio.

Non so se sia questo il luogo giusto per mandare questa mia lettera di indignazione... prego il Webmaster eventualmente di inseririla dove ritiene più giusto, ma di dare voce a quello che ho da dire.

Circa un anno e mezzo fa mio fratello è stato ucciso da un pirata della strada. Aveva 33 anni, era un brillante ingegnere, una risorsa per questo Paese, ma come centinaia di altre vittime innocenti della strada non ha avuto giustizia! Ad oggi il suo assassino è libero, senza neanche aver mai fatto un ora di carcere.

Sono indignato, si, indignato. In Italia si preferisce commemorare un violento, piuttosto che tanti o­nesti giovani innocenti.

Mi riferisco al giovane tifoso laziale morto domenica scorsa. Ai suoi funerali hanno partecipato personlaità politiche di tutti gli schieramenti, il Presidente della Repubblica ha telefonato alla famiglia e le partite sono state giocate col lutto al braccio. Oggi si scopre che quel ragazzo era già noto alle forze dell'ordine e che aveva dei sassi nelle tasche. Inoltre i suoi amici avevano pianificato un agguato per picchiare altri tifosi di altra squadra.

Sono indignato! Nessun politico sostiene le famiglie delle vittime della strada, nessuno di noi ha avuto mai la telefonata del Presidente della Repubblica, ma invece un violento come "Gabbo" ha avuto tutti questi o­nori. E' giusto?

Ho scritto questa mail anche ai siti di "Corriere della Sera" e "La Repubblica", agli o­norevoli Fausto Bertinotti e Antonio Di Pietro, ma nessuno mi ha risposto. Evidentemente si guadagnano più consensi andando ai funerali di un violento vittima di un poliziotto, piuttosto che a quelli di centinaia di giovani uccisi da pirati della strada quasi sempre impuniti e benedetti da norme comunque troppo buoniste.

Mi scuso se avete dovuto leggere questo mio sfogo, ma non se ne può davvero più! Spero questa lettera possa essere pubblicata per dare voce ad un anonimo 20enne come me, che fino ad ora è stato ampiamente ignorato dalle nostre Istituzioni.

Cordiali saluti,

Vittorio Irace