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Ospiti


Nota n °1291
da Wanda il 12/08/2009 • 19:28

Ciao Celtic, io sono contenta che tu stia male per quanto successo, nel senso che ti rendi conto, che hai cercato di dar soccorso, che ti metti nei panni della sua famiglia e che quel giorno mai te lo scorderai.Qui invece la maggior parte di noi non ha più il proprio caro per colpa di una persona che quando guidava era ubriaco, che non si è fermato, che non ha pagato, che dopo pochi mesi era in giro con la patente in mano, che i problemi che ti fai tu per lui non esistono. Per noi sentire che sia stato anche solo un colpo di sonno o distrazione è grave uguale perchè per quanto tu possa star male e non esser più quello di prima la possibilità di vivere, veder tua moglie,i tuoi figli ,ridere piangere e arrabbiarti ce l'hai ancora.La cosa importante della tua storia ,secondo me, è la consapevolezza di quanto successo e l'impegno di sensibilizzare anche gli altri a non commettere lo stesso errore. Personalmente ti ringrazio molto per averci reso partecipe della tua esperienza.

 

P.S. ne approfitto...grazie  Patrick per l'abbraccio per il 6 agosto, un bacio


Nota n °1290
da Celtic il 12/08/2009 • 18:00
La tua crudezza è opportuna. Non credo sia possibile sollevarmi dal peso che mi porto dentro. L'unica cosa che posso fare è andare avanti e raccontare alle persone come ci si sente. Sappiamo tutti che non sono nella posizione di poter insegnare a voi cosa sia il dolore. Però, spero di poter insegnare a molti che certe cose ti possono capitare anche se non sei proprio il tipo di persona che se le cerca. Spero di svegliare qualche coscienza, di far si che qualcuno possa fare più attenzione quando guida. Tutti i giorni mi capita di guidare e di dover schivare auto veloci come proiettili, vedere gente che taglia degli incroci, che attraversa con il rosso, che azzarda un sorpasso o che percorre una strada a velocità sostenuta. Credo che la mia testimonianza non li possa nemmeno toccare. Può invece toccare le persone normali come me che tornano a casa dal lavoro o da una serata in pizzeria e magari renderle partecipi del fatto che certe cose ti accadono anche se non le vuoi e anche quanto ritieni di essere un guidatore prudente.

Nota n °1289
da FabioPatrick il 12/08/2009 • 16:29
Ciao Celtic,sicuramente esistono persone che hanno coscenza e per questo rimorso e sensi di colpa e tu mi par di capire sia una di queste.Posso comprendere il tuo "ripensare" e non "aver modo di riparare", condivisibile.Come dici tu, non appartieni alla schiera dei drogati od avvinazzati e cultori della velocità, sei però stato vittima di altra leggerezza...e cioè la stanchezza o disattenzione (non ricordi, dici), in ogni caso ciò che ne è scaturito è stata la perdita di una vita umana, e l'annullamento di una o più famiglie.Hai giustamente pagato, di certo vorresti tornare indietro per evitare l'accaduto e vivere serenamente per parte tua.Il fatto è che quanto occorso...resta. Una lapide in più, molte lacrime versate e svariate difficoltà immagino.Per quanto io possa comprendere, può accadere a tutti, non trovo però modo per sollevarti dal peso che ti porti dentro, nè tu nè altri.Comprenderai la mia crudezza seppure mi abbia fatto pacere tu abbia provato comunque a raccontarti.

Nota n °1288
da Celtic il 12/08/2009 • 16:14

Ciao Wanda,

Come ho scritto la colpa è stata mia e ovviamente ho dovuto pagarne le conseguenze attraverso un processo per omicidio colposo nel quale sono stato condannato. 

Ma quel che ho voluto dire con il mio post è che non è proprio come dici tu e cioè che "...la persona che uccide si fa una vita, figli lavoro macchina soldi...e dall'altra parte non c'è più nulla", a significare che tu intanto sei vivo, te ne freghi, ti fai una vita... tanto è l'altro che è morto e alla sua famiglia resta il dolore. 

Pur essendo una persona molto tranquilla, per nulla esagitata, che beve moderatamente, che non si droga e pur non avendo il culto della velocità, mio malgrado ho avuto un brutto incidente in cui è deceduta una persona, sono stato processato e condannato secondo la legge.

E' vero la mia vita continua, ho un lavoro, una famiglia, pochi soldi a dire il vero, una station wagon usata vecchia di 5 anni, ma sento dentro un senso di colpa che non so spiegare se non con le parole che ho già usato. Tu dici "...dall'altra parte non c'è più nulla" e io ti dico che me ne rendo ben conto. Che anche per me da questa parte, c'è un grosso rimorso, un grande dolore e la consapevolezza di non poter riparare il mio errore qualunque cosa decida di fare o di dire.


Nota n °1287
da Wanda il 12/08/2009 • 14:50
Ciao Celtic, scusa la domanda, non mi fraintendere però dal tuo racconto è una cosa che mi è venuta subito spontanea....non c'è stato nessun processo, nessun provvedimento giudiziario nei tuoi confronti o ritiro di patente o qualsiasi altra cosa? Io non intendo dire che dovevi andare in carcere, anche perchè non ci vanno le persone ubriache che scappano  figuriamoci una persona che si ferma e presta pure soccorso, però sembra che non ti abbiamo fatto o detto assolutamente nulla...ed è il solito problema, chiaramente tu ti sei comportato in maniera totalmente diversa, ma quasi mai è cosi ,mentre il risultato è lo stesso...la persona che uccide si fa una vita, figli lavoro macchina soldi...e dall'altra parte non c'è più nulla.

Nota n °1286
da Celtic il 12/08/2009 • 13:16

Mi rendo conto che questo post scatenerà reazioni di ogni sorta. Mi rendo conto che forse non è il luogo opportuno dove raccontare la mia storia, ma sento la necessità di raccontarla. Sono anche consapevole che il moderatore di questo sito potrà decidere di rimuoverla. Ma ho il cuore troppo pesante da troppo tempo ormai.

Una notte, mentre rientravo a casa dopo una serata con la mia fidanzata e i nostri amici, all'ingresso della città su un tratto buio e rettilineo, nel corso di un tamponamento ho ucciso un uomo che percorreva quella stessa strada con il proprio scooter.

Non so come sia potuto succedere, forse mi sono addormentato al volante, forse mi sono distratto guardando qualcosa. Non riesco a ricordare. Ricordo solo di aver sentito un forte rumore, di essere stato coperto dai pezzi di vetro del parabrezza, di aver visto una sagoma scura sul cofano dell'auto e di averla vista scivolare giù dopo qualche decina di metri.
Ho realizzato subito quel che era successo, ho fermato l'auto e ho cercato di soccorrere quell'uomo. Nemmeno per un momento mi è balenata l'idea di scappare. Non saprei dire per quanto tempo, ma l'ho chiamato, l'ho cercato al buio sul ciglio della strada e una volta trovato ho cercato di scuoterlo, di rianimarlo col massaggio cardiaco ma non ci sono riuscito. Non sapevo se fosse già privo di vita o privo di sensi. Dopo un po ho visto arrivare altre auto e rischiando di essere investito a mia volta le ho fermate per chiedere aiuto.
Ricordo l'arrivo dell'ambulanza, i rilievi dei carabinieri, le operazioni dei paramedici. Io che cercavo di dare una mano reggendo la sacca della flebo pregando che si salvasse. Ricordo che ho chiamato i miei genitori che nel cuore della notte mi han raggiunto subito. Ricordo quando lo hanno portato via con l'ambulanza, ricordo l'arrivo di un cronista del quotidiano regionale, ricordo quando, ore dopo, terminati i rilievi ho seguito i carabinieri in caserma e sopratutto ricordo il momento in cui il brigadiere ha fatto una telefonata all'ospedale e mi ha comunicato che quel signore era deceduto.

E' stata colpa mia, solo mia. Io l'ho tamponato. Io ero troppo veloce. Io gli sono andato addosso. Non so spiegare come sia riuscito a non vederlo e nemmeno ad accennare una frenata.
Vivo col rimorso. Con un senso di colpa che mi opprime tutti i giorni. Vivo con la consapevolezza di aver interrotto una vita, di averla portata via ai suoi cari. Ho la consapevolezza di far soffrire i suoi figli, la moglie, la madre, fratelli e sorelle. E so di non poter far niente per restituirglielo.

Quella mattina tornato a casa volevo andare dai suoi parenti a chiedere scusa a spiegare quel che era successo, ma ho dato ascolto ai miei che mi dicevano che quello non era il momento adatto.
Poi... non ne avuto più il coraggio.

Non bevo quasi mai, non sono un ubriacone, non sono un drogato e non sono nemmeno un tiratardi abituale. Non ho mai avuto auto di grossa cilindrata, non mi sento e non mi comporto come un pilota di formula 1 sulla strada. Quella notte avevo bevuto due coca cola e avevo visto con la mia fidanzata e gli amici uno spettacolo teatrale comico di un trio oggi molto famoso.

Sono passati sette anni da quella notte. Successivamente mi sono sposato. Ho avuto un bambino che ora ha quasi tre anni. E dopo tutto questo tempo ho ancora in mente ben stampate quelle scene. Per lavoro passo su quel tratto di strada 2 volte al giorno e talvoltà anche più. Non c'è giornata in cui non pensi a quel tragico momento.

Provo vergogna ad andare in giro per la mia città quando passeggio con la mia famiglia. Io non conosco i famigliari della mia vittima, ma loro conoscono me. La mia paura ricorrente è di trovarmi di fronte una figlia, la moglie o un fratello che mi vede ridere o giocare col mio bambino o abbracciare mia moglie. Ancora oggi cerco di misurare le mie risate, i miei modi di fare quando sono in giro.

E quando un giorno succederà? Quando me li troverò davanti?
Mi sono ripromesso di incassare i loro schiaffi, di guardarli nei loro occhi pieni di rabbia e dolore e chiedergli scusa. Di spiegargli che mi sento come se quella maledetta notte fossi morto pure io, si perchè nonostante la mia vita sia andata avanti, mi sia sposato e abbia messo su la mia famiglia non sono più la stessa persona spensierata e felice che ero prima. Mi son ripromesso di dirgli che non riesco più a vivere con la serenità che avevo un tempo e che ho la paura folle che un giorno anche a me venga strappato qualche caro in virtù di un principio di equilibrio che dice: hai fatto del male? ti verrà fatto del male. Mi son ripromesso di dirgli che mi dispiace, che vorrei non fosse mai successo, che anche se è un dolore troppo diverso sto male anch'io. E questa tristezza, questo senso di colpa non mi da tregua da sette anni.
Poi se dovesse succedere davvero non so proprio se riuscirei a fare quanto mi sono rip

Nota n °1285
da FabioPatrick il 06/08/2009 • 15:43
Caro Edison72, non è difficile comprendere il tuo/vostro stato d'animo. La sola lettura di quanto hai scritto ci fa vergognare si di essere popolo così "incivile", così poco consapevole della vita umana e di ciò che le nostre azioni possono comportare quando commettiamo errori.So che parole non possono essercene per aiutarvi, ognuno di noi qui compie un proprio percorso cercando di riuscire a "convivere" col dramma che si porta dentro, per sempre. Cerchiamo però di aiutarci noi qui, già solo con l'esserci vicini, sapendo di poter confessare ad altri ciò che anche loro hanno, purtroppo, dovuto comprendere, la conoscenza del dolore.Per quanto possa valere, vi lascio un abbraccio forte e l'esortazione a non lasciarvi andare ma a cercare di adoperarvi affinchè il vostro Tesoro sia fiero di voi. Con affetto, Sergio.

Nota n °1284
da FabioPatrick il 06/08/2009 • 07:16
Un caro pensiero per Federica ed un caro abbraccio per te Wanda, mi dispiace, come è sempre difficile leggere di tanta sofferenza di ognuno qui...alla continua ricerca di un senso senza i nostri Cari.Con affetto, Sergio.

Nota n °1283
da Wanda il 06/08/2009 • 01:40
Oggi il tuo cuore ha smesso di battere e la parte più significativa della mia vita se ne è andata con te.Ti amo tanto Fede, come ogni giorno.

Nota n °1282
da Wanda il 05/08/2009 • 15:22

Oggi 5 agosto alle 15.25 del 2006  la mia vita inizia a cambiare.Un uomo, che ora ha 34 anni , ubriaco, porta via per sempre dalla mia vita  la persona più importante del mondo,Federica.Per me lei non è un'amica ma una sorella(ci chiamavano le gemelle siamesi),biologicamente sono figlia unica ma realmente non lo sono mai stata.Lei è una di quelle persone che criticavo di più,siamo molto diverse....ma lei era sempre lì, quasi come per magia, direttamente o indirettamente non ci lasciavamo mai.Ho fatto solo un grande errore....non le ho mai detto realmente quanto l'amassi, quanto fosse importante per me e quanto alcuni suoi atteggiamenti mi facessero arrabbiare perchè me la facevano percepire distante, cosa che non è mai stata.Mi ha scritto una lettera per il mio 18simo compleanno, dove tra tante cose mi dice quanto mi volesse bene e questa è l'unica cosa che mi fa andare avanti. Non posso sopravvivere,adesso devo vivere per 2 , devo combattere per ottenere ciò che voglio, per far vedere a lei attraverso i mie occhi le cose più belle, e so che mai più sarò sola e solo adesso mi rendo conto di quanto fossi fortunata e ti quanto lo sia adesso ad avere un angelo custode come lei.La cosa che mi manca di più è la sua voce, il suo sorriso che cerco di ricordare il meno possibile perchè fa troppo troppo male ancora.

Un bacio forte sorella mia